giovedì 10 giugno 2010

MASSACRO ISRAELIANO: OPERAZIONE STRATEGICA STUDIATA CAUSE ED EFFETI: IL PERCHE' DEL NUOVO MASSACRO ISRAELIANO



Né “errore” né “sbaglio” né “pazzia”: Operazione strategica studiata. Paralizzare la negoziazione con i palestinesi, destabilizzare la politica di Obama con il mondo musulmano, rompere la sua strategia “negoziatrice” in Medio Oriente, complicare l’alleanza strategica di Washington con la Turchia, motorizzare il fallimento delle negoziazioni diplomatiche sul programma nucleare iraniano all' ONU e accellerare un risultato militare USA-Israele contro l’Iran, Siria, Libano e Gaza, sono gli obiettivi centrali che hanno guidato l' operazione di sterminio militare di Israele contro la flotta internazionale solidale con Gaza.

Di Manuel Freytas

La stampa internazionale del sistema concorda in una valutazione: L’operazione militare d’Israele contro la Freedom Flotilla ha complicato la politica regionale della Casa Bianca su tre fronti: le negoziazioni di pace con i palestinesi, la relazione con gli alleati arabi, e l’alleanza strategica con la Turchia.
Questo nuovo scenario, irrigidisce e complica di più la difficile relazione del governo Obama con i falchi di Tel Aviv e alza qualsiasi tipo di speculazione sull' “obiettivo occulto” del nuovo sterminio militare israeliano che ha commosso il mondo.
Per gli esperti, nel decidere di attaccare la flotta solidale turca, i falchi del governo e dello stato maggiore israeliano non potevano ignorare né non considerare le ripercussioni e il rifiuto internazionale che avrebbe creato.

La brutalità dell’operazione militare ebraica, per nuda e cruda, non s'incastra come un atto “improvvisato” o un “errore” per nessun analista strategico. La maggior parte degli esperti militari (anche se non lo dicono pubblicamente) pensano che sia stata un' azione studiata e pianificata orientata verso obiettivi politici.

L’attacco, come primo emergente, ha obbligato gli USA a difendere e proteggere l’impunità dello Stato ebraico nell’ONU schierandosi nuovamente come il suo “protettore”.
In sintesi, la nuova operazione di sterminio militare israeliano complica , in primo luogo il fronte alleato arabo regionale (principalmente l’Egitto, Giordania e Arabia Saudita) che deve pronunciarsi ed adottare posizioni dure contro Israele mentre critica la Casa Bianca per la protezione dello stato ebraico.

A sua volta, l’attacco pregiudica e mette a rischio il rilancio del dialogo di pace o di “avvicinamento”- come lo hanno chiamato- tra i palestinesi e gli israeliani.
Su un terzo fronte, l’attacco israeliano ha turbato l’alleanza strategica degli USA con la Turchia (un alleato centrale di Washington nella regione) che negli ultimi mesi ha dato una svolta decisiva alleandosi con l’Iran in materia politica e programma nucleare.

E per concludere, questi tre fronti emergenti complicano la politica di avvicinamento con il mondo musulmano lanciata da Obama lo scorso anno, e indebolisce la strategia di indebolimento e di isolamento “democratico” dell’Iran attraverso alleanze con partner arabi della regione.

In breve, l’operazione israeliana ha paralizzato la negoziazione con i palestinesi, creando una frattura nella politica di “dialogo” di Obama in Medio Oriente, ha complicato l' alleanza strategica di Washington con la Turchia, ha obbligato la Casa Bianca a difendere le posizioni militariste e belliche dello Stato d’Israele nell’Onu.
Questa realtà strategica emergente dall’attacco contro la Flotilla è la prova inconfutabile che l’operazione è stata accuratamente montata per produrre questo effetto dai falchi del governo e dell’esercito israeliano.

L’interno della “lobby”
E nuovamente, l’azione militare israeliana si pone all' ”interno” che divide le acque tra i “duri” e i “moderati” della loggia imperiale sionista di Washington e Tel Aviv.
Dietro la pianificazione e l’esecuzione, ci sono, due posizioni divergenti di fronte all’Iran e il Medio Oriente (la questione strategica centrale), che divide l’ ”ala destra” della lobby (i falchi sionisti di USA e Israele) dell’ ”ala liberale” della lobby (Obama e i sionisti “progressisti” di Washington e Tel Aviv).

Mentre il “progressismo” imperiale che amministra la Casa Bianca con Obama lancia linee di “dialogo e negoziazione” in Medio Oriente, i falchi israeliani (con Netanyahu stabilisce una fine sintonia con i conservatori militaristi USA) avanzano nei loro piani di “ri-colonizzazione” e di espansione militarista contro il mondo musulmano.

Mentre la Casa Bianca di Obama sviluppa la sua strategia nell' isolare e sconfiggere l' Iran sul piano della “guerra diplomatica”, i falchi israeliani, in sintonia con la lobby ebraica conservatrice di Washington, avanzano nella loro decisione di “ri-colonizzare” i territori occupati e di lanciare operazioni militari contro l’Iran, Siria, Gaza e Libano, ed evitare che continui l'avanzamento di potere militare e nucleare di Teheran.

Lo sconto non è di fondo ma di “forma”. La lobby sionista liberale (con Obama) vuole approfondire le linee delle negoziazioni “multilaterali” in Medio Oriente, inclusa l’apertura di una linea diretta con il regime di Teheran e la conformazione di un fronte arabo alleato, per isolare i falchi “militaristi”, sia di Teheran che di Tel Aviv.

Iran nell’orologio dei falchi
Ma questo “obiettivo” dell’ala “progressista” ebraica-nordamericana si trova di fronte ad un problema centrale: La clessidra con l'Iran funziona in modo diverso per i falchi di Washington (destra conservatrice del Pentagono e del Complesso militare Industriale) e per i “destrosi” di Tel Aviv (Netanyahu e i falchi militaristi israeliani).

Per i falchi di Tel Aviv e di Washington, lo sviluppo del potere economico- nucleare- militare dell’Iran è direttamente proporzionale ad una minaccia all’esistenza dello Stato d’Israele e alla sopravvivenza degli interessi capitalisti- imperialisti-militari degli USA e l’asse sionista nella regione del Medio Oriente ed in tutto il pianeta.

Per i falchi di Tel Aviv e del Pentagono, Barack Obama è un “infiltrato comunista” quello che protegge Al Qaeda e negozia con i terroristi islamici, secondo una sintesi dei "dossier" cospirativi che circolano negli uffici dei repubblicani e dell’ultra destra conservatrice sionista degli USA.

Questi stessi “dossier” nutrono il pensiero e l’azione dei falchi israeliani che chiudono le file con il governo di Ntanyahu.
Dall’inizio dell’anno, alti funzionari e capi militari ebraico-americani alimentano una nuova scalata bellica con le loro dichiarazioni su un possibile attacco di Israele come risposta agli avanzamenti dichiarati dal governo dell' Iran nel suo programma nucleare.

Attraverso costanti avvertimenti, lo stato maggiore militare israeliano lancia chiari segnali della sua disponibilità a lanciare un “fatto compiuto” (operazioni simultanee e sincronizzate) contro l’asse Iran, Siria- Libano- Gaza, per coinvolgere Washington nel conflitto.

Sul terreno tattico (e mentre si ritarda l'esito militare con le negoziazioni ferme sul fronte diplomatico) l' Iran e l’asse sionista USA-Israele si preparano ad una meta essenziale: Potenziare la loro difesa e coprire tutti i punti deboli di fronte ad operazioni di attacco e di contrattacco aereo con missili che potrebbero coinvolgere la Siria, Libano e Gaza.

L’ipotesi della “tripla guerra”- come segnalano gli esperti- si trova già nel simulatore dei falchi ebraico-statunitensi, mentre si consumano e si complicano le negoziazioni sul fronte diplomatico con un nuovo rifiuto di Teheran all’ultima proposta nucleare degli USA e delle potenze.

Destabilizzare la politica falsamente “dialogica” di Obama con il mondo musulmano, rompere la sua strategia “negoziatrice” in Medio Oriente, accellerare il fallimento delle negoziazioni diplomatiche sul programma nucleare iraniano all’ ONU e velocizzare lo svolgimento militare USA-Israele contro l’Iran, Siria e Libano e Gaza, sono gli obiettivi centrali che hanno guidato l’operazione di sterminio militare di Israele contro la Freedom Flotilla.

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