giovedì 29 luglio 2010

CILE: MAPUCHE TERRORISTI???

di Stella Spinelli

Quindici prigionieri nel carcere El Manzano, Concepción, otto in quello di Temuco. Tutti in detenzione preventiva, alcuni da oltre un anno e mezzo. Legge di riferimento, quella Antiterrorista. Eppure si tratta di indigeni Mapuche, la cui unica colpa è rivendicare diritti ancestrali su terre e risorse. Niente bombe, niente piani o attentati, niente armi di distruzione di massa. Ma il trattamento non cambia. E il governo sembra non sentirci. Eppure, nei confronti della questione dei dissidenti politci cubani appena liberati da Castro, il presidente Sebastián Piñera aveva mostrato tutt'altro atteggiamento, impegnandosi a mediare e candidandosi a ricevere i prigionieri in Cile. Due pesi e due misure, pare, visto che il popolo indigeno non smette di gridare al mondo che chiunque di loro venga messo in carcere è un prigioniero politico.


"La posizione del governo centrale è stata di completo appoggio ai prigionieri politici di Cuba. Non si rende conto del problema interno che così facendo hanno creato", ha spiegato Efe María Tralcal, moglie di uno dei mapuche in carcere. Secondo uno studio della Commissione etica contro la tortura, fino allo scorso 23 giugno, in Cile si contavano 106 indigeni incarcerati, condannati o processati nell'ambito di quello che viene definito "conflitto mapuce". Una cifra che in un anno è quasi raddoppiata.

Tutti i prigionieri esigono che il governo intervenga per evitare che alle loro storia processuale venga applicata la brutale legge antiterrorista, che permette di rinchiudere per ben due anni i ‘presunti innocenti'. E non solo. Queste legge impedisce agli avvocati difensori l'accesso agli atti delle indagini, e vieta di presentare testimoni sotto protezione. Un accanimento questo contro la principale popolazione indigena del paese, che è stato apertamente criticato anche dalle Nazioni Unite.

Molti mapuche in carcere hanno scelto, per protestare, la via dello sciopero della fame. La principale denuncia è di essere vittima di "montaggi politico-polizieschi' e la principale richiesta è di farla finita con pratiche che puntualmente violano i diritti umani, fra le quali citano l'estorsione, e le torture fisiche e psicologiche. Per non parlare delle condizioni di reclusione denigranti in cui vengono costretti a vivere. La situazione dei Mapuche in Cile, dunque, è sempre più grave. Nonostante i grandi passi avanti fatti dai popoli indigeni nei vari stati latinoamericani, il Cile resta indietro di decenni. La terra ancestrale, che appartiene a quel popolo da secoli, è preda di aziende agricole e forestali che ne sfruttano con prepotenza le ricchezze, lottando senza lesinare risorse contro le comunità indigene. Per sedare il conflitto, che va avanti da un tempo immemorabile, il governo non ha pensato che a inviare l'esercito e militarizzare la zona. Niente politiche di mediazione, nessuno sforzo per ascoltare e risolvere pacificamente la questione, niente rispetto per i diritti di questa gente. Solo armi e indifferenza

martedì 27 luglio 2010

Grillo un talento di comico che scherza con la salute

Grillo/Casaleggio oggi si scaglia contro l'inciucio idrico di PDL e PdmenoL, per fortuna che Lui sgama chi vuole danneggiare i cittadini, c'è da aspettarsi quindi che lui, il Grillo, sia una figura che non dia adito al minimo dubbio, purtroppo non mi sento proprio di metterci la mano sul fuoco.

Nel post di oggi, è lieto di annunciare di aver “regalato “il microscopio Esem per le nanoparticelle all'Università di Urbino che a sua volta annuncia di essere in procinto di regalarlo all'Arpam di Pesaro.

L'Università di Urbino ringrazia la Onlus Bortolani (i cui bilanci come prevederebbe la normativa sulle Onlus dovrebbero essere pubblici sono un mistero ad oggi, mentre sul sito si possono leggere le ingiurie contro il Dott. Stefano Montanari delle quali esiste una disamina perfetta di Marco Cedolin) per la “donazione” del microscopio, senza ricordare che I CITTADINI hanno PAGATO il microscopio Esem, come è sempre stato dichiarato da Beppe Grillo nel corso dei suoi spettacoli,come specificato nel post “La Ricerca Imbavagliata”, il microscopio era destinato personalmente ai dottori Antonietta Gatti e Stefano Montanari al fine esclusivo di consentire le ricerche sulle nanopatologie e non altro.
Non è stato generosamente offerto dalla Onlus Bortolani alla ricerca, come si lascia intendere dal post di questa "Annunciazione", sarebbe carino, onesto e trasparente venisse spiegato come sono stati raccolti i soldi, ma chi si è dato da fare materialmente come per incanto sparisce.
Bene, oggi si annuncia che il microscopio va alla Arpam, che lo userà per la ricerca sull'amianto, sulla cui nocività ben dal 1992 la legge italiana non ha dubbi, perciò cosa ci sia da ricercare sull'amianto non saprei proprio, ma lo sapranno questi espertoni, poi lo intende utilizzare anche per ricerche su non meglio precisati altri materiali che potrebbero nuocere alla salute.
Bene, ed il Dott,. Montanari e la Dott.ssa Gatti cosa pensa ci stessero facendo il caffé?
Basta andare sul sito della Nanodiagnostics per leggere l'elenco dei loro tests, risultati e ricerche che evidentemente la Arpam non si sente di tenere in considerazione e preferisce ricominciare da zero?
Mi giunge nuova che le Arpa ora siano dedite alla ricerca "libera".
La ricera sulle nanoparticelle da fastidio a molte industrie, da quella dei cosmetici, ai deodoranti, diserbanti e quant'altro, ce la vedete la Arpam a "lottare" contro gli interessi industriali, quando per fare un esempio banale (ma tossico per la salute delle persone) la stessa Striscia la Notizia ha documentato come le Arpa avvisavano in anticipo le aziende dei controlli ai quali sarebbero state sottoposte?

E' curioso come le Arpa non perdano mai occasione per minimizzare incidenti, come nel caso incendio DeLonghi , caso nel quale lo stesso Grillo sospettava che l'Arpa nascondesse dei dati, ora siano degne di totale fiducia da parte di Grillo.
Stupisce percaso notare come in data 19/4/2010 Arpa Emilia Romagna trovasse le acque post sversamento di idrocarburi nel Lambro perfettamente a posto?
Se quelle analisi fossero corrispondenti al vero, ecco spiegato sul perché ci si sorprende della strana morià di pesci nel Lambro documentata lo scorso 9 luglio.


Immagino che mi attenderò riconoscimenti a livello internazionale anche alla Arpam, gli stessi prestigiosi riconoscimenti che il Dott. Monatari e la Dott.Gatti si sono faticosamente guadagnati e meritati?
Chissà se le Arpa avessero raccolto fondi per la ricerca sulle nanopatologie quanta fiducia avrebbero incassato.
Curiosità, al Dott. Montanari è stata fatta chiudere la Onlus Ricerca e Vita dall'Agenzia per le Entrate di Prato, la Onlus Bortolani è ancora operativa nonostante la trasparenza sui conti e bilanci latiti completamente, non sono nemmeno on line, il che per chi chiede i soldi della gente non è un bel biglietto da visita.

I numerosi cittadini che si sono rivolti ai due ricercatori per sottoporre ad analisi referti e campioni, spesso a titolo gratuito, hanno potuto esprimere il loro parere su questa operazione?

Come si sente il Grillo verso quelle persone ai quali era stato dichiarato che il microscopio era per i due ricercatori poi finito nelle mani dell'Arpam?

Cosa si deve pensare di un soggetto che in diversi frangenti ha espresso critiche verso l'Arpa, ora è pronto a regalare un microscopio aquistato con i soldi dei cittadini che a questo punto si può ben dire siano stati ingannati?

La Bortolani dichiara che il microscopio potrà essere usato dai due ricercatori, ma se sul loro sito li diffamano, come si può pensare che i due si facciano due ore di viaggio ogni tanto per usare il microscopio che deve essere ritarato ogni volta che viene utilizzato diversamente?

Cosa pensa Grillo dell'Università di Urbino che ”fornì” un consulente tecnico, tal Prof. Orazio Attanasio alla ditta che avrebbe dovuto costruire una centrale a biomasse ( i cui vertici sono indagati per truffa ai danni della Comunità Europea)?

La trova una scelta coerente quella della Bortolani che da il microscopio dei cittadini per fare ricerca solo sulle nanopatologie da Gatti e Montanari ad una Università che avallò una centrale a biomasse contro la quale i cittadini si stavano battendo?

Ma Grillo non era contrario alle biomasse?

Il Sig. Grillo si è “fatto un nome” riciclandosi come “antagonista del sistema”, ha cominciato a “denunciare” la politica inceneritorista, a chiamare cancrovalorizzatori (giustamente) i termovalorizzatori, certo di fare incetta di consensi da parte di persone che in buona fede sono colpiti nella salute da questi strumenti di morte, pertanto la scelta di far finire il microscopio in mano alla Arpam a mio avviso è in netto contrasto con quanto fatto credere fino ad oggi.

Perché dovrei ritenere ipocriti Pd/pdl per la loro politica inceneritorista che almeno dichiarano apertamente e ritenere uno che tanto sbraita contro gli inceneritori che mi consegna il microscopio (che è in grado di fornire prove schiaccianti di nocività) proprio a chi nega tante evidenze più corretto di costoro?

Barbara

mercoledì 21 luglio 2010

OGM E CRIMINE ORGANIZZATO


DI SILVIA RIBEIRO
jornada.unam.mx

Tutti i semi transgenici esistenti sono controllati da sei imprese: Monsanto, Syngenta, DuPont, Dow, Bayer e Basf. Sono multinazionali del settore chimico che si impadroniscono delle compagnie di grani per controllare il mercato agricolo, vendendo semi che si legano ai pesticidi che esse producono (erbicidi, insetticidi, ecc.).

Oltre a Monsanto, oramai indicata come il “villano” globale, tutte hanno una storia criminale che include, tra gli altri reati, gravi disastri ambientali e contro la vita umana. Tutte, una volta scoperte, hanno cercato di rifuggire le proprie colpe, tentando di deformare la realtà con menzogne e/o con la corruzione. Il fatto che tutti gli OGM siano omologati e che la contaminazione è un delitto per le vittime significa che qualunque paese autorizzi gli OGM di fatto consegna la propria sovranità alle decisioni di alcune multinazionali che agiscono secondo loro esigenza di lucrare. Inoltre, trattandosi di queste imprese, autorizzare la semina di OGM vuol dire consegnare i semi, i contadini e la sovranità alimentare a un pugno di criminali in grande scala. Crimine organizzato, legale.



Recentemente un tribunale in India si è pronunciato, dopo circa venti anni di richieste della parte lesa, su un caso che riguarda una di queste imprese: Dow. Parliamo di uno dei peggiori incidenti industriali della storia: un’enorme fuga “accidentale” di gas tossico della fabbrica agrochimica Union-Carbide, nel Bhopal in India, nel 1984. I comitati dei sopravvissuti (www.bhopal.net) stimano che sono morte più di 22 mila persone e che 500 mila hanno avuto conseguenze permanenti. 50 mila sono così malate da non poter lavorare per mantenersi. Recenti studi confermano che anche i figli delle vittime hanno avuto danni. La percentuale delle deformazioni nelle nascite in Bhopal è di 10 volte superiore al resto del paese, la frequenza del cancro molto più elevata della media. L’acqua di oltre 30 mila abitanti del Bhopal è ancora contaminata dalla fuga dei gas. Le vittime e i familiari hanno lottato duramente per decenni perché venissero curate e fossero pagate le spese mediche delle persone colpite, per la ripulitura del luogo e per portare a giudizio i responsabili.

Dow ha comprato la multinazionale Union-Carbide nel 2001. È stata una succulenta espansione della lucrosa vendita di agenti tossici e un modo di proseguire gli affari liberandosi dalla cattiva reputazione causata dall’incidente. Secondo il contratto di acquisto, Dow si sarebbe fatta carico di tutte le responsabilità della Union-Carbide. Dow aveva preventivato 2 miliardi e 200 milioni di dollari per potenziali risarcimenti dovuti all’amianto negli Stati Uniti, ma nemmeno un dollaro per pagare gli indennizzi dovuti in India, dimostrando che per loro la vita della gente dei paesi del sud del mondo non conta nulla. Non si è mai presentata nei tribunali in India. Anzi, ha assunto un atteggiamento aggressivo nei confronti delle vittime, chiedendo risarcimenti per migliaia di dollari a chiunque avesse manifestato davanti alla sede dell’impresa per il disastro del Bhopal.

L’8 giugno 2010, un tribunale ha emesso un verdetto per 8 dirigenti della Union- Carbide. La sentenza per la morte di 22 mila persone è di un cinismo feroce: due anni di carcere e circa 2 mila dollari di multa per ognuno di loro, nonostante nessuno dei sei sistemi di sicurezza della fabbrica fosse in funzione per così poter ridurre i costi. Warren Anderson, presidente della Union-Carbide al momento dell’esplosione e principale responsabile dell’incidente, è fuggito negli Stati Uniti dove continua a vivere nel lusso, difeso dalle richieste di estradizione dagli avvocati della Dow.

Lungi dall’essere un caso isolato, “di un’azienda diversa”, Dow già aveva familiarità col genocidio. Ha fabbricato il napalm usato in Vietnam e condivide con Monsanto la produzione dell’Agente Arancio, anche questa sostanza tossica è stata usata in Vietnam e tuttora causa deformazioni nei nipoti delle vittime. Anche in quel caso, Dow e Monsanto hanno cercato di evitare qualunque compensazione, pagando alla fine una minuzia. Più recentemente, Dow si trova sotto processo per vendita e promozione – pur consapevole delle gravi conseguenze – del pesticida Nemagon (DBCP) in vari paesi latinoamericani, che ha provocato sterilità nei lavoratori delle piantagioni di banane e deformazioni congenite nei loro figli (www.elparquedelashamacas.org). Questi orrori non sono un’eccezione, ma all’ordine del giorno nelle imprese di OGM, che sistematicamente disprezzano la vita umana, la natura e l’ambiente per aumentare i propri profitti. È bene ricordare, ad esempio, che Syngenta ha coltivato illegalmente mais transgenico in aree naturali protette del Brasile e, in seguito alle occupazioni per protesta da parte del Movimento dei Senza Terra, ha assoldato una milizia armata che ha sparato a bruciapelo a Keno, del MST, ammazzandolo. Monsanto in questo momento sta cercando di sfruttare la tragedia provocata dal terremoto a Haiti per imporre la contaminazione e la dipendenza del paese dai suoi semi modificati. DuPont ha continuato a vendere i pesticidi - già proibiti negli Stati Uniti, come il Lannate (merhomyl) - nell’Ecuador, Costa Rica e Guatemala dove ha provocato l’avvelenamento di migliaia di contadini. Basf e Bayer sono accusate di fatti simili.

Possiamo credere a queste imprese sul fatto che gli OGM non hanno conseguenze ambientali né sulla salute e che se ci dovesse essere una contaminazione transgenica di tutto il mais, loro sarebbero vigili e la terrebbero sotto controllo?

Silvia Ribeiro. Ricercatrice del Grupo ETC

mercoledì 7 luglio 2010

RISPARMIO ENERGETICO


DI MARCO DELLA LUNA
marcodellaluna.info

In Ottobre scadranno grandi quantità di bonds italiani, e il governo dovrà rinnovarli e ricollocarli sui mercati, quindi sarà ricattabile dalle agenzie di rating e dalle banche che le posseggono: se il governo non seguirà le loro indicazioni, dovrà pagare tassi elevati, e ciò si tradurrà innanzitutto in centinaia di migliaia di posti di lavoro in meno.

Per abbassare il rischio di default dei suoi bonds, il governo deve introdurre misure atte a sostenere la finanza pubblica, alleggerendo la spesa, nel medio-lungo termine, cioè nel termine di scadenza dei nuovi bonds, onde rassicurare i loro potenziali acquirenti in modo che li comperino a un tasso di interesse moderato. La misura diretta per alleggerire la spesa pubblica nel medio-lungo termine, soprattutto con una popolazione che invecchia, è spostare in avanti l’età pensionabile – e questo il governo lo sta facendo con ritardo e tentennamenti. Una misura obbligata, quella delle pensioni, dato anche che il debito pensionistico si aggira sui duemila miliardi, e si aggiunge al debito pubblico di millesettecento miliardi.

Totale tremilasettecento miliardi, il 320% del pil, all’incirca. Già da tempo i contributi previdenziali in realtà sono tali solo di nome, perché non vengono investiti e accumulati per costituire rendite vitalizie, ossia future pensioni, ma vengono spesi direttamente per pagare le pensioni in essere – quindi in realtà sono tasse. Senza il prolungamento della vita lavorativa, presto avremo più pensionati che lavoratori. Gli immigrati non giovano, perché molti lavorano senza versare contributi, mentre gravano pesantemente, assieme ai loro familiari, sulla spesa assistenziale e sanitaria.

Ma l’innalzamento dell’età pensionabile è una misura insufficiente. Dovrebbe essere affiancata da misure per il rilancio della produzione e della domanda nel breve termine. Misure che non vengono. Le prospettive a brevissimo termine sono fosche. Entro il prossimo Settembre si stima che chiuderà il 20% delle piccole imprese. Ne conseguirà un’ondata di disoccupazione e un calo dei consumi e del gettito fiscale, maggiori oneri assistenziali, nonché una nuova stretta creditizia. Qualora poi il rinnovo dei bonds vada male, sarà necessaria una manovra pesante. Al contempo, Grecia e Spagna sono sotto allarmata osservazione, ed è in discussione l’Euro stesso (che, ricordiamo, è un sistema di cambi fissi, e non moneta unica).

Peraltro il problema di fondo delle economie di quasi tutto il mondo, e del quale non si parla alla popolazione generale, è il meccanismo dell’interesse composto sul debito pubblico e privato, che, col passare degli anni, drena crescenti quote del reddito, distogliendole da investimenti e consumi, con un andamento esponenziale rispetto al quale le tasse e i tagli, al punto in cui siamo, possono solo guadagnare qualche mese. L’ultima manovra basterà sino a Ottobre. Si apriranno subito dopo scenari che spingeranno il governo a nuove manovre, questa volta con lacrime e sangue.

La spesa pubblica è cresciuta del 40% dal 2000 ad oggi, in dieci anni quasi tutti governati dal centro-destra, nonostante i dichiarati interventi a suo contenimento. Ciò è dovuto al fatto che il ceto politico italiano ricava dalla spesa pubblica sia i suoi profitti (malversazione, corruzione, peculato) che i mezzi per acquisire i consensi (lobbistici, mafiosi, elettorali) e per perpetuarsi al potere (spesa clientelare). Siccome sa fare solo questo e non amministrare bene, almeno a Roma e al Sud, non può che aumentare continuamente la spesa pubblica al fine di procurarsi i mezzi per comperare i consensi che non può ottenere con la buona amministrazione, anzi che perde, per effetto della sua cattiva amministrazione. Milioni di italiani, di elettori dipendono da una spesa pubblica distruttiva e insostenibile. Ciò imprigiona lo Stato italiano, e soprattutto Roma e il Sud, che hanno un crescente bisogno di essere mantenuti, in una spirale di inarrestabile degrado economico e civile. Il degrado politico e giudiziario è invece già completato, come quello scolastico.

Berlusconi, nonostante le sue promesse e le forti maggioranze di cui sulla carta disponeva e dispone, non ha affatto interrotto tale spirale e non ha fatto alcuna reale riforma, limitandosi a galleggiare e a difendere dagli attacchi giudiziari (che in parte erano e sono politici e partigiani, in parte no) se stesso e pochi altri. Ovvio che non poteva e non può contenere la spesa pubblica inefficiente, avendo bisogno, per salvarsi dai processi e per la stessa sopravvivenza del suo governo, del voto e del sostegno anche dei beneficiari e dei fruitori di quella medesima spesa. Piuttosto di tagliare la spesa parassitaria, imporrebbe nuove tasse – una patrimoniale, magari. Il centro-sinistra ha invece agito direttamente per consegnare le risorse pubbliche e la finanza pubblica ai potentati finanziari stranieri di cui suoi esponenti di spicco sono diretta emanazione.

In luogo delle riforme, Berlusconi porta avanti la c.d. legge bavaglio anti-intercettazioni e gli scudi antiprocesso che gli sono necessari per non essere sottoposto a pubblico giudizio penale da parte di magistrati in parte a lui ostili, mentre dovrebbe governare.

Vi sono buone ragioni sia pro che contra la legge bavaglio e lo scudo antiprocesso. In quanto alla prima, il diritto alla riservatezza è un fondamentale diritto dell’uomo, tutelato dalla legge, e troppi magistrati e giornalisti si sono abituati a violarla sistematicamente, sia per facilitarsi le indagini, sia per farsi pubblicità, sia per lucrare mazzette dai mass media, sia per vendere più copie, sia per influenzare e ricattare politici e istituzioni. Però senza intercettazioni facili diverrebbe difficile o impossibile individuare e reprimere molti gravi delitti e gruppi criminali, che minacciano o guastano la vita sociale e l’attività istituzionale. Gruppi che sono fortissimi, radicati, istituzionalizzati, così che indebolire l’azione di contrasto ad essi, e nascondere alla gente ciò che su di essi via via si scopre, equivarrebbe, probabilmente, a lasciar loro mano libera sullo Stato e sulle amministrazioni locali. In quanto al secondo, anzi ai secondi (perché di scudi ve ne è più d’uno, anzi vanno sempre rinnovati in quanto la Corte Costituzionale li dichiara illegittimi), da un lato è evidente che non ci dovrebbero essere privilegi giudiziari per alcuno (salve le immunità diplomatiche), e che la giustizia dovrebbe poter giudicare e reprimere anche i politici, soprattutto se hanno cariche pubbliche, perché se risultano essere colpevoli di gravi reati, devono essere rimossi tanto più rapidamente, quanto più è importante la loro carica. Al contempo, dall’altro lato è altrettanto evidente che è di pubblico interesse che il prestigio anche internazionale e la libertà di azione di coloro che sono al governo non siano attaccabili o condizionabili mediante azioni giudiziarie, corrette o strumentali che siano. Inoltre, in un sistema come quello italiano, in cui non si consegue potere politico ed economico se non violando e facendo violare, in modo organizzato, le regole ufficiali – in un sistema cioè in cui tutti i politici e gli imprenditori che contano hanno scheletri nell’armadio, senza uno scudo giudiziario e un bavaglio mediatico tutti sono delegittimabili ed condizionabili da chi esercita il potere giudiziario come pure da chi dispone di archivi e dossier di un certo tipo. Alla fine sarebbero questi soggetti a decidere, senza assumersi però alcuna responsabilità politica, chi e come debba governare e fare affari. E i magistrati italiani, maggioritariamente, sono già costituiti in gruppo di interesse sindacalmente (o corporativamente) organizzato, con cui svolgono azione politica di parte. Sono quindi lontanissimi da ciò che dovrebbero essere per svolgere le funzioni assegnate loro dalla Costituzione, sicché sarebbe un controsenso affidare loro il compito e i mezzi per ristabilire la legalità, come alcuni vorrebbero, perché la loro posizione è, di fatto, essa stessa illegittima. Sarebbe un controsenso come l’affermare, in un sistema in cui i candidati sono scelti dalle segreterie dei partiti politici e non dal popolo, che l’investitura elettorale sia il criterio finale di legittimazione, davanti al quale anche i giudici devono fermarsi. In conclusione, dobbiamo prendere atto che manca un fondo sano a cui appoggiarsi, sia dal lato della giurisdizione che dal lato della legittimazione democratica; che interventi risanatori sono possibili solo se le devianze sono circoscritte e non sistemiche; e che pertanto conviene risparmiare le energie, non spenderle in sforzi inutili: infatti, non vi è una soluzione possibile ai problemi suddetti, perché non si tratta semplicemente di contemperare principi e valori generali per certi versi contrastanti (il diritto alla privacy con l’esigenza di indagare, il principio di eguaglianza coll’esigenza di prestigio e non ricattabilità del governo), ma di un sistema di potere reale che vive di regole incompatibili con quelle ufficiali, sia della Costituzione, che del Codice Penale. L’Italia non ha, per sua “composizione”, alcuna possibilità di essere uno Stato di diritto, né uno Stato basato su leggi scritte, né uno Stato basato su trasparenza e accountability del potere effettivo, né un sistema-paese capace di adattarsi e di correggersi in relazione all’evoluzione della tecnologia o della competizione globale. Infatti, da vent’anni è in declino e nessun governo fa riforme correttive.

Nel momento, che potrebbe ben collocarsi nel prossimo inverno (per le ragioni suddette), in cui il declino e l’impoverimento produrranno gravi proteste sociali e delegittimazione dello Stato, resterà una sola riforma possibile per mantenere la governabilità e l’unità del Paese: una riforma in senso poliziesco, autoritario, legittimata dall’emergenza, attuata probabilmente da un nuovo governo “di larghe intese”, istituzionale, sostenuto dal Quirinale. Tale riforma è verosimile che sia fatta e che abbia successo, perché la popolazione italiana è complessivamente incline al compromesso e alla ricerca dell’espediente, mentre non è portata a lottare per la libertà, la dignità, la difesa del lavoro e del risparmio. Per tenerla a bada in un periodo di forte recessione basteranno sorveglianza telematica, sanzioni fiscali e amministrative (accertamenti fiscali intimidatorii, fermi amministrativi, esclusione da pubblici servizi e benefici) assieme a violenze di branco in uniforme da parte delle forze dell’ordine sui cittadini che protestassero – violenze di cui moltissimi dei loro componenti hanno ampiamente dimostrato di essere capaci, con o senza guida dai vertici gerarchici, fino all’omicidio e alla calunnia. Il G8 di Genova è stato un collaudo generale di questo strumento.

L’alternativa sarebbe quella della liberazione del Nord, quale entità economicamente e civilmente vitale, da ciò che recentemente The Economist ha definito “Bordello”, cioè Roma e il Sud – entità oggettivamente distruttiva sia dell’economia, che della capacità di ammodernarsi, che del rispetto e delle fiducia verso regole e istituzioni, cioè della base di qualsiasi capacità organizzativa. Se si conosce il sistema economico, amministrativo e politico di Bordello, non si accetta l’idea di essere uniti ad esso e di essere amministrati dalla sua burocrazia e con la sua cultura. Ma la liberazione del Nord da Bordello non è realisticamente fattibile.

Occorre quindi risparmiare l’energia mentale ed economica di cui si dispone, non disperderla in vani tentativi di correggere l’incorreggibile, e impiegarla per costruire, per sé e per i figli, un futuro oltre confine.

venerdì 2 luglio 2010

Petraeus getta la maschera




Enrico Piovesana
Il divieto di ricorrere ai bombardamenti aerei e all'artiglieria pesante per ridurre gli 'effetti collaterali'? Va rimosso perché la vita dei civili afgani è importante, ma quella dei soldati americani lo è di più. La data del luglio 2011 come inizio del ritiro? Solo una balla per tener buoni gli afgani: in realtà l'occupazione proseguirà ben oltre quel termine. Un giudizio sul comando del generale McChrystal in Iraq (dove i suoi uomini torturavano a morte i prigionieri, ndr)? Fu ''una leadership eccezionale''.

David Petraeus ha gettato la maschera. Il generale dalla faccia buona e dal sorriso rassicurante appena nominato da Obama come nuovo comandante delle truppe d'occupazione alleate in Afghanistan, ha parlato chiaro martedì... di fronte alla Commissione forze armate del Senato Usa che doveva ratificare il suo incarico.

Il discorso di 'King David' - come lo chiamano i suoi ammiratori - si è aperto con un inquietante omaggio alle imprese irachene del generale di cui si appresta a prendere il posto: ''Il successo militare in Iraq non sarebbe stato possibile senza l'eccezionale leadership del generale McChrystal a capo delle nostre forze speciali''. Chi non ne fosse convinto può andarsi a rileggere le denunce di Human Rights Watch sulle torture inflitte ai prigionieri di Camp Nama a Baghdad: una prigione segreta gestita direttamente dal buon McChrystal.

Il mese di giugno si è chiuso con 101 soldati Nato caduti in Afghanistan, 58 americani: il più sanguinoso dall'inizio della guerra. Un effetto, secondo le truppe Usa, del recente divieto di usare l'aviazione e l'artiglieria al fine di minimizzare le perdite tra i civili afgani.
''Sono pienamente consapevole della preoccupazione che c'è tra i soldati al fronte riguardo alle regole d'ingaggio e le direttive tattiche - ha detto Petraeus in Commissione - e garantisco alle madri e ai padri dei nostri soldati che la protezione dei miei uomini è per me un imperativo morale, e quindi sappiano che mi dedicherò seriamente a questo problema''. Le madri e i padri dei bambini afgani destinati a morire sotto le bombe Usa ringraziano.

Un senatore della Commissione ha poi chiesto a Petraeus di chiarire una volta per tutte ''cosa diavolo'' succederà tra un anno, nel luglio 2011, la data solennemente annunciata da Obama per l'inizio del ritiro delle truppe Usa dall'Afghanistan. Il nuovo comandate della missione Isaf gli ha risposto con l'aria divertita di un truffatore che svela a un compare la fregatura rifilata a uno sprovveduto. ''Quell'annuncio - ha detto il generale - era stato fatto per l'audience di Kabul, cui bisognava ricordare che noi non staremo là per sempre, ma noi ci staremo, e presumibilmente per un bel po' di tempo".

Alla fine la nomina del generale Petraeus è stata approvata all'unanimità tra scrosci di applausi e attestati di stima e fiducia. ''Lei è un vero eroe americano'', gli ha detto con tono solenne l'ex sfidante di Obama, il senatore repubblicano John McCain: un riconoscimento supremo che, nel gergo politico Usa, suona quasi come una proposta di candidatura per i repubblicani alle elezioni presidenziali del 2012.



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