lunedì 12 aprile 2010

Silenzio c'è la TV


Mario Zin
Fra tutte le varie vicissitudini di cui quotidianamente sono spettatore ce n’è una in particolare che da un lato mi fa sorridere, mentre dall’altro mi fa letteralmente accapponare la pelle. Si tratta del maniacale bisogno di stare in compagnia della tv, un gesto molto simile, secondo me, alla dipendenza da sostanze stupefacenti e che provoca pressappoco gli stessi effetti. Cioè la distorsione di tutto ciò che costituisce la nostra misera esistenza e l’alienazione dalle nostre reali esigenze, dai nostri reali bisogni, dai nostri diritti e dai nostri obblighi da assolvere.
Una volta tornati a casa dopo un’estenuante giornata di lavoro, uno dei primissimi gesti che compiamo meccanicamente è quello di accendere quel diabolico arnese che nel tempo ha ucciso il nostro senso critico e la nostra capacità di pensare. Nessun altro oggetto ha prodotto risultati cosi soddisfacenti per chi mirava ad indirizzare le masse a proprio piacimento.

Se analizziamo i comportamenti delle famiglie italiane nell’unico momento di aggregazione vedremo che alcuni comportamenti coincidono. A tavola, per esempio, se un componente della famiglia intendesse instaurare un minimo di dialogo, confrontarsi, misurare il proprio stato di felicità, esporre i propri dubbi, dar voce alle proprie incertezze e ai propri sogni, con suo sommo dispiacere si dovrebbe rassegnare perché il proprio interlocutore teledipendente con il nobile gesto di portarsi l’indice alla bocca farebbe cenno di non disturbare, poiché in quel preciso momento una notizia del mondo televisivo ne ha catturato l’attenzione.
Immaginiamo i bambini, ridono, parlano, si chiedono il perché delle cose. Per un genitore intento a guardare la tv rappresentano solo un enorme fastidio, un impiccio del quale sbarazzarsi al più presto, ma come? Facendo capire loro che la televisione offre notizie importanti, che bisogna fare attenzione, bisogna ridere solo quando la tv lo ordina e così via. Il bambino sarà allora indotto a provare sentimenti verso la tv anziché nei confronti dei genitori, trovando in essa un succedaneo della propria famiglia.

Non lamentiamoci se la società va così, non lamentiamoci se crescono ragazzi sempre più annoiati, apatici, sempre più insofferenti a tutto ciò che succede intorno a loro perché senza sforzarvi troppo scoprireste che non siete tanto poi diversi da loro.
Ogni giorno la TV partorisce nuovi quiz, giochi a premi, reality dove vediamo degli attori impegnati nelle situazioni più assurde, invece di essere noi a vivere in prima persona la nostra vita. Partite di calcio ad ogni ora, notiziari 24 ore al giorno che ci propinano menzogne colossali travestite da verità supreme, tutto questo intervallato da pubblicità che utilizzano metodologie degne di Edward Bernays, per orientare i nostri gusti, i nostri sogni, i nostri ideali ed i nostri sentimenti, senza che da parte nostra sorga mai il minimo dubbio sul fatto che si tratti realmente di ciò che desideriamo.
La televisione non deve mancare nelle nostre case (almeno una in ogni stanza) ed ovunque andiamo. In vacanza da anni le camere ne sono provviste, così come bar e ristoranti. Sono sicuro che tra non molto anche i becchini offriranno come opzione la possibilità di far installare nella bara una bella televisione da 10”, giusto per non far mancare niente al caro estinto, così teledipendente in vita come in morte.

Un tempo si diceva che il manganello aveva sostituito il dialogo, ora si può affermare che è la Tv a sostituirlo. Si vive in casa con perfetti sconosciuti. Incontrando un amico non si può far altro che parlare del telefilm o della partita vista la sera prima, non si ha più niente di personale da dirsi, forse perché la nostra vita reale è così diversa da quella che vorremmo, da far si che si preferisca soffermarsi sulle vite virtuali della TV e questo risulta tremendamente triste.
Spegnete la tv, la radio, chiudete i giornali, non andate in rete per un po’ e iniziate da subito a tornare uomini, senza somigliare a delle macchiette. Iniziate a pensare, perché pensare è un’azione imprevista, una delle poche cose che potrà salvare voi e i vostri figli.

2 commenti:

  1. Bell'articolo! ne aspetto di nuovi!

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  2. Bravo bravo!!!!!!!! articolo interessante, e anke decisamente attuale e realistico....spero ke ne seguiranno di tanti altri di questi articoli!!! SIMONE

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